UGO. SCENE DEL SECOLO X - PARTE PRIMA
ordini così? A chi si obbedisce? Suonò forse il mio trombetto? - e Ugo tormentavasi e già malediva i nomi degli altri capitani. Avvicinandosi la
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la mormorazione degli Italiani contro di questo Re Ugo, il quale lasciò la vita a tanti scellerati, affinchè potessero levarla a tanti altri innocenti
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emblemi della perfetta cavallerìa degli avi, da Brunone suo a Sannuto, l'antichissimo fondatore dalla stirpe dei lupi d'Auriate. I vassalli
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leggere, la mia lingua nel parlare, la mia intenzione volta a vilipendio di messer Domineddio, del nostro avvocato santissimo, della giustizia degli uomini
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fumoso delle meteore. Cade: ghignano le cortecce degli abeti colle boccacce rugose. Si lamenta collo strido della lupa trafitta: l'alito suo, uscendo dalle
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non ebbi che strazio. Da te viva voglio la felicità! E qual'è? quella degli agi, dell'ambizione, del potere? Tu non sai com'è l'anima mia! come amore
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, guizzavano d'alto in basso le punte: e chi degli assalitori rifaceva il cammino: chi era incalzato: chi incontrato: e chi piombava nella fossa: e chi
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, quanti anni hai? - Voi sapete: venti. - No, io non so, perchè i tuoi li misurai dall'angoscia, e questa degli anni fa secoli! Dici venti, e sarà bene: da
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poteva fare? No, è difesa - esclamava il Baldo. Qui parlarono di regole d'armi: gridarono, sempre camminando, per togliersi fuori dalla gittata degli
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, e scorse tra il nero degli abeti una striscia più chiara che montava, montava, si perdeva: era una stradetta. Dio sa per dove! Ugo nulla conosceva
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avere lavorato in Francia, senza parenti, solo, solissimo: giù l'aria gli pareva più greve: i pochi aspetti degli uomini lo conturbavano: quando
Accademia della crusca
